Superbonus e bonus edilizi: Poste Italiane riaprirà la cessione del credito?
L'interrogazione a risposta immediata presentata dal deputato Luciano D'Alfonso chiede al Governo come intenda intervenire per contrastare il blocco della cessione dei crediti edilizi
Il 7 novembre 2022 è una delle date più importanti per chi a vario titolo si occupa di superbonus (soprattutto per i contribuenti). È, infatti, la data in cui Poste Italiane ha sospeso l'acquisizione dei crediti derivanti da bonus edilizi ovvero una delle residue possibilità (forse l'ultima) per i contribuenti che avevano avviato un intervento di superbonus sperando nel meccanismo di cessione.
Blocco della cessione: l'interrogazione a risposta immediata
È stata presentata ieri dal deputato Luciano D'Alfonso un'interrogazione a risposta immediata che ha chiesto al Governo come intenda intervenire per contrastare il blocco prodotto nel sistema di cessione del credito affinché venga risolto in modo definitivo e venga in tal modo dato respiro ad imprese e professionisti della filiera alle prese con una pesante crisi di liquidità generata dall'impossibilità di cedere i crediti derivanti dai bonus edilizi.
Un'interrogazione che, dopo una breve ricostruzione normativa, ha rammentato:
- una recente ricerca del Cresme per la quale nel 2022 gli investimenti asseverati in superbonus, pari allo 2,5% del Pil, hanno generato il 22% della crescita dell'economia italiana e lasciato al 2023 14 miliardi di euro di contributo alla crescita;
- lo studio del Censis che avrebbe certificato come i 55 miliardi di euro investiti dallo Stato per il superbonus abbiano attivato un valore della produzione totale pari ad almeno 115 miliardi di euro, coinvolgendo 900 mila unità di lavoro tra comparto dell'edilizia e settori collegati.
Ciò premesso, il deputato del PD D'Alfonso ha ricordato che con l'annuncio di Poste italiane che dal 7 novembre 2022 ha sospeso l'acquisizione dei crediti derivanti da bonus edilizi, il già noto problema del blocco della cessione si è acuito sempre di più. "Secondo un'analisi del Centro studi di Unimpresa - sottolinea D'Alfonso - il nuovo blocco del sistema superbonus corre il pericolo di generare una crisi di liquidità per decine di migliaia di aziende italiane e di fermare una parte rilevante di cantieri edilizi che correrebbe il rischio di sfociare in forme illegali di approvvigionamento di denaro a rischio usura".
Secondo i dati forniti da Confapi, la problematica della sospensione dell'acquisto di crediti derivanti da bonus fiscali investirebbe circa 40 mila imprese e 150 mila lavoratori. Problematiche che avrebbe come conseguenza il blocco dei cantieri, il fallimento delle imprese, i conseguenti licenziamenti dei lavoratori e la crescente disoccupazione.
La risposta del MEF
In risposta all'interrogazione, la sottosegretaria al MEF Lucia Albano ha ricostruito il quadro di incertezza normativa ammettendo che lo stesso sia stato generato dalla necessità di contrastare gli abusi e i comportamenti fraudolenti. Da qui le limitazioni alle possibilità di cessione che, di contro, avrebbero fatto emergere il problema del cessionario che può trovarsi in una situazione di non avere sufficienti debiti tributari per compensare il credito e in tal modo.
Secondo il MEF, al fine di risolvere questa problematica si sarebbe intervenuti con il Decreto Aiuti-quater che ha aumentato da due a tre il numero delle cessioni possibili oltre la prima in favore dei cosiddetti soggetti qualificati, ferma sempre la facoltà di questi ultimi di effettuare un'ulteriore cessione favore dei propri clienti, non utenti o consumatori.
Sarebbero state ampliate le modalità di utilizzo in compensazione dei crediti di imposta in capo al cessionario, con una deroga alla regola prevista dall'articolo articolo 121, comma 3, terzo periodo del Decreto Rilancio, in base alla quale la quota di credito d'imposta non utilizzata nell'anno può essere usufruita negli anni successivi e non può essere chiesta a rimborso, disponendo che i crediti d'imposta derivanti alle comunicazioni di cessione non ancora utilizzati possono essere riuniti in 10 dati annuali di pari importo.
La situazione con Poste
Relativamente al blocco della cessione da parte di tutti i cessionari, la sottosegretaria al MEF è stata abbastanza criptica come dimostra la replica del deputato D’Alfonso che sembra essere fuori contesto e poco centrata.
La sottosegretaria Albano ha infatti affermato che Poste Italiane “riferisce di aver avviato sin da subito l’acquisto dei crediti d’imposta mettendosi al servizio dell’economia del Paese fiaccato dalla pandemia, nella piena consapevolezza del proprio ruolo di avamposto delle istituzioni sul territorio, consentendo la mobilizzazione di ingenti risorse nonostante le incertezze normative derivanti dalle modifiche legislative via via intervenute sulla disciplina, in alcuni casi contraddittorie”.
A questo punto la parte interessante sulla quale non si comprende se si parla di passato o futuro. “Poste Italiane rappresenta di ave proseguito l’attività di acquisto del credito d’imposta a sostegno del rilancio del Paese, confermando la propria disponibilità ad ogni tipo di confronto e nell’intento di addivenire a una soluzione equilibrata e condivisa che tenga conto di tutti gli interessi dei soggetti coinvolti, al fine di fornire un contributo utile alla definitiva stabilizzazione del processo di acquisto e cessione dei crediti fiscali”,
Nella sua replica (che vi invitiamo a visionare nel video a seguire) il deputato D’Alfonso si è mostrato poco soddisfatto della risposta del MEF ma si è anche detto interessato sulla posizione relativa a Poste Italiane sulla quale afferma “appuriamo che Poste SpA riapre (dove l’avrebbe detto la sottosegretaria? n.d.r.) pur avendo sofferto l’incertezza normativa”.
Da parte nostra, poco soddisfacenti le risposte del MEF e poco calzante la replica del deputato.
Di seguito il video dell'interrogazione e della risposta.
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