Supercoppa italiana: un calcio alla transizione ecologica

Disputare così lontano una competizione tutta italiana ha sicuramente un risvolto positivo per l’economia nel breve termine. Ma ne vale davvero la pena?

di Redazione tecnica - 23/01/2024

Si fa presto a parlare di green economy, di transizione energetica ed ecologica, come si fa presto a parlare di Supercoppa Italiana, che di italiano ha ben poco, quando semifinale e finale si sono disputate non a Roma, non a Milano, né in qualunque altra città del Belpaese, ma a Riad, Arabia Saudita, ad oltre 4mila km di distanza da ogni possibile stadio dal cuore tricolore.

Supercoppa italiana a Riad: nessuna attenzione per l’ambiente

4mila km che non solo hanno decretato l’impossibilità per un tifoso “normale” di andare a vedere la propria squadra preferita, ma che soprattutto hanno mosso un enorme carrozzone che naturalmente sa tanto (o soltanto) di commerciale e molto poco di cura del cuore pulsante di ogni sport (il tifoso), oltre che attenzione ai temi dell’ecologia e della riduzione di emissioni e consumi.

Per avere una portata del fenomeno, basti guardare solo alle quattro squadre coinvolte nelle tre partite: Inter, Napoli, Lazio e Fiorentina. Facendo un rapido calcolo, ogni team ha fatto spostare, tra giocatori ed entourage fatto di staff, familiari e amici, almeno un centinaio di persone, anche di più probabilmente, considerata l’importanza dell’evento.

Assumendo quindi che ogni squadra abbia riempito un intero aereo e che le emissioni di CO2 attribuite a ciascun passeggero, per ogni km percorso, sono pari a circa 285 g, ogni persona a bordo ha prodotto circa 57kg di CO2 per un totale di 456 tonnellate per tutto il volo. Moltiplicando il risultato per 4 e poi per i voli di ritorno, si ha contezza di come un evento sportivo del genere pesi notevolmente sul concetto di sostenibilità ambientale. E il calcolo non tiene conto degli spettatori accorsi.

Se è vero che anche la F1 muove masse simili almeno 20 volte l’anno, e che competizioni internazionali come Champions League o Coppa UEFA fanno altrettanto, qui si parla dell’assegnazione di un premio che riguarda letteralmente i fatti di casa nostra, con una sfida tra la vincitrice del campionato di Serie A e la squadra che si è aggiudicata la Coppa Italia. Senza dimenticare che quest’anno il brodo è stato ulteriormente allungato con il lancio del format “Final Four”, con ulteriore dispendio di risorse energetiche e ambientali.

Una scelta che francamente poteva essere evitata: i fischi durante il minuto di silenzio in ricordo di Gigi Riva sono significativi di quanto lo spirito del calcio italiano aleggiasse sul campo dell’Al-Awal Park di Riad.

Più che calcio, più che sport, più che una finale appassionante, uno spettacolo comprato dagli arabi anche per il futuro: i sauditi ospiteranno anche le edizioni del 2025, 2028 e 2029, per un incasso complessivo per la Lega che ammonta a 92 milioni di euro, oltre al ritorno di immagine e alla visibilità per gli sponsor.

Con buona pace del cambiamento climatico e della sostenibilità ambientale: the show must go on.

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