Vantaggi e prospettive della Moneta Fiscale
Dalle modifiche al blocco della cessione del credito fino alle nuove proposte di ripristinare un bonus diverso tra capienti e incapienti con sconto in fattura
Dopo un 2022 all'insegna delle continue modifiche all'art. 121 del Decreto Legge n. 34/2020 (Decreto Rilancio) che ha messo a punto il meccanismo di cessione dei bonus edilizi e un 2023 iniziato con il Decreto Legge n. 11/2023 (Decreto Cessioni) che ne ha decretato la fine, può essere utile ragionare sui punti di forza della trasferibilità senza limiti degli sconti fiscali.
Il "primo" meccanismo di cessione
Con la prima versione del meccanismo di cessione del credito, nonostante gli errori di gioventù (estensione ai bonus senza controllo e mancata previsione di un codice identificativo), risultano essere evidenti gli effetti positivi della trasferibilità senza limiti tra i quali si segnalano i seguenti:
- lo Stato può finanziare l’economia senza anticipare euro e quindi senza chiedere soldi in prestito sui mercati finanziari;
- i privati (soprattutto le fasce meno abbienti) possono sfruttare lo sconto in fattura aumentando immediatamente il loro potere d’acquisto;
- le imprese possono accrescere la loro attività riducendo i costi fissi per unità di prodotto e possono monetizzare i crediti fiscali per ottenere subito liquidità;
- le banche e le imprese medio grandi possono comprare a sconto un titolo a rischio zero che permetterà di pagare le tasse per un ammontare superiore a quello investito;
- l’economia beneficerà di un afflusso di euro che deriva dalla conversione dei crediti fiscali;
- lo Stato può mettere in moto una crescita prolungata guadagnando tempo prima che ci sia un impatto in termini di minori entrate il che può consentire di autofinanziare la manovra.
Il riordino dei bonus edilizi
Cominciano (finalmente) a circolare indiscrezioni su un tentativo da parte di alcune forze di maggioranza di riordinare il (disordinato) mondo dei bonus edilizi e far tornare il modello della cessione del credito. Sembrerebbe, infatti, che la Lega stia ragionando su una netta divisione tra capienti e incapienti con percentuali di agevolazione differenziate per livelli di reddito. Potrebbero nascere due aliquote di sconto:
- il 60% per i capienti fiscali;
- il 100% per i meno abbienti i quali potranno sfruttare ancora lo sconto in fattura che naturalmente si regge sulla possibilità di monetizzare i crediti fiscali.
In più, la Lega pensa di privilegiare gli interventi di messa in sicurezza antisismica ed efficientamento energetico a cui andrebbero aggiunti gli interventi per la riduzione del rischio idrogeologico.
Lo sblocco dei crediti incagliati
Queste idee vanno nella direzione giusta anche se è assurdo pensare di riproporre il meccanismo dello sconto in fattura/cessione del credito se prima non viene rimesso in moto il processo di monetizzazione dei crediti fiscali incagliati.
La soluzione potrebbe essere semplice ma solo se il Governo decidesse di attivare le partecipate pubbliche per spingere sugli acquisti di crediti fiscali. Una soluzione necessaria per evitare il fallimento di molte realtà consolidate e ricostruire la fiducia degli operatori economici, al momento disintegrata dalle sciagurate decisioni di bloccare la circolazione dei crediti fiscali.
La classificazione dei crediti edilizi
Infine c’è un altro punto che va chiarito una volta per tutte: i crediti fiscali che non danno il diritto al rimborso in denaro e devono essere classificati come non pagabili anche se circolano, se vengono usati in più anni e se coprono diversi debiti fiscali.
La nuova classificazione Eurostat, che tra l'altro non ha alcun potere decisionale, è infondata e inapplicabile. Secondo Eurostat un credito fiscale NON pagabile (che non viene rimborsato alla scadenza con denaro), se circola si trasforma in un credito fiscale pagabile anche se lo Stato non paga. Ciò perché "aumenta la probabilità" che sia sfruttato integralmente e quindi non vada perso. Di conseguenza l'intero importo deve essere contabilizzato come maggiore deficit all'emissione.
Si tratta di un ragionamento del tutto arbitrario poiché si potrebbe ipotizzare l'esatto contrario e cioè che se un credito fiscale non è trasferibile aumenta la probabilità che sia richiesto solo da soggetti con elevata capienza che lo sfrutteranno integralmente. Inoltre, a quanto ammonta questa "elevata probabilità" ? 95% ? 97% ? 98% ? Mistero...
La nuova classificazione Eurostat andava ignorata: Istat avrebbe potuto farlo continuando a classificare i crediti fiscali come non pagabili. Prendendo per buona la nuova classificazione Eurostat, andava detto che è impossibile stabilire all'emissione se tutti i crediti fiscali saranno sfruttati integralmente per pagare meno tasse, una tale circostanza si potrà valutare solo ex post e cioè quando i crediti fiscali vengono esercitati per pagare meno tasse.
La nuova classificazione Eurostat è incoerente con quanto viene riportato nel SEC 2010 dove un credito fiscale pagabile è quello che dà il diritto ad ottenere un rimborso cash per la parte che non viene portata in compensazione. Con un credito fiscale pagabile lo Stato deve pagare. Un credito fiscale non pagabile invece non dà questo diritto. Il criterio è molto chiaro: con un credito fiscale non pagabile lo Stato non assume alcun impegno di pagamento e quindi è categoricamente escluso un aumento della spesa pubblica. Per questo i crediti fiscali non pagabili hanno un impatto sul bilancio pubblico solo al momento in cui vengono esercitati e non all’emissione.
Dopo tante polemiche, tanti problemi e tanta confusione speriamo che sia giunta l’ora di voltare pagina per mettere a punto un meccanismo che può dare un grosso aiuto alla ripresa della nostra economia.
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