Dall’abitabilità all’agibilità: il Consiglio di Stato sull’evoluzione della disciplina
L'istituto dell’agibilità non è più volto soltanto a verificare la mera sussistenza di requisiti di natura igienico-sanitaria, ma mira ad assicurare il rispetto di una serie più ampia d’interessi pubblici
L’agibilità edilizia rappresenta un istituto complesso che, nato come accertamento della salubrità di un immobile, nel tempo ha esteso il suo campo includendo anche aspetti relativi a un concetto più ampio di sicurezza sociale, che si riverbera non solo sull’edificio, ma anche su aree esterne pertinenziali.
Abitabilità e agibilità: quando la disciplina urbanistica incontra l'interesse pubblico
Si tratta di una trasformazione iniziata con il r.d. n. 1265/1934 e che giunge ai giorni nostri con le novità introdotte sul tema dal Decreto Salva Casa e che il Consiglio di Stato ha ripercorso con la sentenza del 2 aprile 2025, n. 2823, in relazione all’appello proposto da un’Amminsitrazione Comunale che riteneva non agibile nemmeno l’area esterna di un edificio adibito a luogo di culto, sprovvisto di titolo edilizio, ancora formalmente in cantiere e, soprattutto, privo di agibilità.
Preliminarmente, i giudici di Palazzo Spada hanno sottolineato come la libertà di culto è un diritto costituzionalmente garantito e che le amministrazioni devono collaborare lealmente con le confessioni religiose, sia nel garantire spazi pubblici, sia nell’evitare ostacoli ingiustificati all’uso privato di luoghi di culto.
Tuttavia, quando viene in rilievo un potere vincolato come la repressione degli abusi edilizi, prevale l’obbligo di rispettare le norme urbanistiche e edilizie.
La stabile destinazione di un immobile a uso religioso comporta un impatto urbanistico e, pertanto, richiede il rispetto della normativa vigente, sia sotto il profilo formale (titolo edilizio e pagamento degli oneri), sia sostanziale (conformità urbanistica). Non è ammissibile invocare la libertà religiosa per eludere vincoli o attribuire all’immobile una destinazione difforme da quella stabilita dagli strumenti urbanistici.
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