Abusi edilizi, sanatoria e demolizione: interviene il Consiglio di Stato
La sentenza del Consiglio di Stato chiarisce la natura dell’ordine di demolizione e i suoi destinatari, ed entra nel merito delle variazioni essenziali e del cambio d’uso rilevante
Gli abusi contestati e il ricorso
Nel caso di specie, viene appellata una decisione del TAR che aveva rigettato un ricorso proposto per l’annullamento del diniego di accertamento di conformità ex art. 36 del Testo Unico Edilizia (TUE) e della successiva ordinanza di demolizione.
In particolare, gli abusi contestati riguardavano:
- un cambio di destinazione d’uso rilevante: un locale cantina, originariamente destinato a deposito, era stato trasformato in uno spazio residenziale dotato di impianti e arredi domestici;
- la realizzazione di nuovi volumi: sono stati costruiti un box auto e un manufatto adibito a deposito su aree pertinenziali condominiali, con caratteristiche strutturali non conformi alle concessioni originarie;
- i vincoli paesaggistici: le opere si trovano in una zona sottoposta a vincolo paesaggistico, aggravando la situazione degli interventi non autorizzati.
L’appellante ha presentato il ricorso adducendo a plurime motivazioni tra le quali:
- i proprietari dell’immobile non sarebbero gli esecutori dell’abuso e non vi sarebbero specifiche esigenze di interesse pubblico che rendano necessario l’intervento repressivo a danno del proprietario estraneo alla realizzazione dell’abuso;
- l’insufficienza motivazionale della sentenza di primo grado che fonderebbe il giudizio sulla rilevanza urbanistica delle trasformazioni oggetto di sanatoria unicamente sulle (errate) qualificazioni giuridiche delle stesse, senza alcun riferimento in ordine alla sussistenza o meno della c.d. dedotta “doppia conformità” urbanistica;
- il TAR si sarebbe sostituito alle valutazioni espresse dal Comune per aver qualificato i poteri repressivi esercitati dal Comune ex art. 31 TUE, qualificando gli abusi in termini di “variazioni essenziali” ex art. 32 medesimo TU e quindi in termini maggiormente afflittivi (con l’acquisizione gratuita al patrimonio comunale) rispetto alla sanzione meno afflittiva ex art. 33 prevista per le mere ristrutturazioni, andando così a violare anche il principio di proporzionalità della misura sanzionatoria.
Documenti Allegati
Sentenza Consiglio di Stato 11 dicembre 2024, n. 10000IL NOTIZIOMETRO