Appalti pubblici: ANAC presenta la relazione in Parlamento
Presentata dal Presidente dell'Autorità la Relazione annuale delle attività. Il bilancio sulla qualificazione delle SA e sulla digitalizzazione dei contratti pubblici è positivo
La rivoluzione nel settore degli appalti: la digitalizzazione del ciclo di vita dei contratti pubblici
Introdotta dal nuovo Codice dei contratti pubblici, la digitalizzazione degli appalti è operativa dal 1° gennaio 2024 e, dopo le prime settimane di rodaggio, secondo ANAC ora è quasi a regime, portando l'Italia verso un modello di e-procurement europeo.
Nel dettaglio, in quattro mesi sono state avviate attraverso la piattaforma digitale oltre 1.650.000 procedure di affidamento di contratti pubblici, per un valore di oltre 100 miliardi di euro.
Le stazioni appaltanti qualificate al 1° maggio 2024 sono 4.353, di cui 545 sono centrali di committenza, ossia enti strutturati che gestiscono gare d’appalto per amministrazioni più piccole, o non qualificate. Le amministrazioni convenzionate a centrali di committenza, a maggio 2024, sono 8.630, garantendo quindi una piena operatività del sistema. Tra le stazioni appaltanti qualificate, ben 675 raggiungono il livello massimo di punteggio, ossia possono disporre gare per servizi e forniture senza limiti di importo.
Ad oggi, sono 60 le piattaforme digitali certificate, interoperabili con la Piattaforma dei contratti pubblici di Anac, attraverso cui le amministrazioni pubbliche svolgono le gare, come dispostodal d.Lgs. n. 36/2023 (nuovo Codice Appalti). Si conferma anche l'operatività della piattaforma per la pubblicità legale degli atti di gara, collegata a livello europeo con l’Ufficio delle Pubblicazione della Ue.
Tra gli altri strumenti che caratterizzano la digitalizzazione del ciclo di vita dei contratti, il FVOE: il Fascicolo virtuale dell’operatore economico, permette di accedere alla documentazione che comprova il possesso dei requisiti e consenten alle imprese di inserire a sistema una sola volta i documenti necessari per le gare e alle SA di accedere con facilità ai dati. In ogni caso, l'Autorità riconosce che sarebbe necessario rafforzare l’interconnessione fra le banche dati di Anac e quelle degli enti certificanti, in modo da garantire la piena interoperabilità dei dati.
Tra punti di forza e debolezza, per ANAC aver mantenuto ferma la data del 1° gennaio 2024 è stato un bene: come si legge in una nota dell'Autorità “Nonostante le difficoltà iniziali, la necessità di ricalibrare alcuni passaggi almeno temporaneamente, il perfezionamento necessario della piattaforma, l’impreparazione di molte delle stazioni appaltanti non sufficientemente e adeguatamente formate al passaggio, la digitalizzazione degli appalti in Italia è decollata, con grandi vantaggi già ora e in futuro sempre di più per tutti, cittadini, imprese, enti pubblici”.
In questo, l'Autorità si prende dei meriti. Come si legge nella stessa nota, “Attraverso forme di consultazione innovative, chiamando allo stesso tavolo i principali stakeholder, dalle piattaforme ai soggetti aggregatori, da Consip a Invitalia, a Itaca, Mit, Agid, Dtd, sono state gestite le difficoltà che nelle prime settimane si sono registrate, individuando percorsi percorribili, dentro le prescrizioni del Codice Appalti”
Da qui i provvedimenti adottati da Anac, con deroghe provvisorie mirate che hanno consentito il proseguimento delle attività, permettendo nel frattempo ai vari protagonisti di prepararsi adeguatamente ed essere pronti al termine del periodo transitorio. Tra tutti, l’interfaccia web dedicata ai microaffidamenti e le deroghe per gli istituti scolastici, e le previsioni in materia di fideiussione.
Se errori sono stati commessi, è anche per il ruolo centrale assegnato dal nuovo Codice ad ANAC per l’avvio della digitalizzazione: “Di fronte alle criticità emerse nei primi mesi di avvio della digitalizzazione, il legislatore ha preferito non intervenire in prima persona, ma di fatto ha rimesso ad Anac il compito di risolvere le criticità che via via andavano emergendo. L’Autorità ha cercato di fornire soluzioni di fronte alle richieste provenienti dal mercato e dalle pubbliche amministrazioni, dialogando sempre con tutti i soggetti interessati. Errori possono essere stati fatti, ma la sfida di mettere in piedi un sistema di digitalizzazione integrale dei contratti pubblici, sei mesi dopo l’entrata operativa del Codice e nove mesi dopo la sua pubblicazione, è stata ampiamente superata. E per una rivoluzione di tale portata può essere considerato un qualcosa di unico”.
Da questo punto di vista, la digitalizzazione rappresenta campo ricco di potenzialità ancora inesplorate: “i dati possono diventare lo strumento primo di governo della realizzazione dell’opera, anche attraverso l’applicazione dell’intelligenza artificiale e di algoritmi, che possano girare su dati qualificati, puliti, certificati. Oggi va registrata un’incapacità generale della Pubblica amministrazione a utilizzare appieno tale mole di dati per misurare l’efficienza o l’inefficienza dell’azione amministrativa stessa”.
Proprio per questo, per ANAC, sarà necessaria l’azione coerente e convinta delle amministrazioni pubbliche e di chi vi lavora, sempre in stretta sinergia con le imprese private che partecipano al mercato dei contratti pubblici. “La sfida numero uno sarà proprio quella culturale, con la formazione delle persone, e l’investimento nella professionalità di coloro che lavorano nella Pubblica amministrazione”.
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