Bonus edilizi: variare il progetto non impedisce cessione del credito o sconto in fattura
Un recente interpello dell'Agenzia delle Entrate specifica che la clausola “salva-varianti” sopravvive ai nuovi divieti delle pratiche alternative, chiarendo il perimetro delle loro condizioni
Uno dei motivi per cui i bonus edilizi hanno riscosso un gran successo negli ultimi anni è certamente legato alla possibilità di evitare anche solo una parte dell'esborso monetario connesso alla realizzazione dei lavori. La strada “classica” della detrazione, infatti, prevede di anticipare un pagamento per poi scontarlo negli anni dalle imposte dovute, ma a questa è stata accostata la possibilità “alternativa” di cedere il credito a terzi, magari alla stessa impresa esecutrice dell'intervento, così da ottenere un risparmio immediato.
Opzioni alternative alla detrazione
Ad oggi, però, sono pochi i casi in cui il ricorso a tale pratica è ancora consentito, poiché il legislatore è intervenuto ben due volte a limitarla. Ma proprio per questo, forse, è fondamentale comprendere in quali casi si possa ancora sfruttare tale finestra, considerato che – anche se solo in relazione al Superbonus – le spese sostenute nel 2025 possono essere oggetto di cessione, almeno per le pratiche edilizie di una certa “anzianità”.
I divieti, infatti, sono legati alle date di presentazione dei titoli che hanno abilitato i lavori agevolati, ma come spesso accade, quando il legislatore cerca di stabilire confini chiari, con un “dentro” e un “fuori” netti, ecco che le regole si scontrano poi con la realtà pratica.
La vita di una pratica edilizia, infatti, non è quasi mai lineare, soprattutto se vi è stato l'accesso a bonus edilizi. Spesso, cioè, quanto inizialmente previsto ha dovuto subire delle variazioni, poiché ad esempio i materiali scelti non erano disponibili ai prezzi sperati o l'impresa incaricata ha abbandonato il cantiere. Quale sia la sorte, in questi casi, della possibilità di cedere il credito d'imposta, è un argomento in parte dubbio, sul quale però l'Agenzia delle Entrate ha fatto un po' di luce, emanando lo scorso 28 gennaio l'interpello n. 15/2025.
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