Case Green, Superbonus, caro materiali: i nodi irrisolti della Legge di Bilancio
Audizione di ANCE sul Piano Strutturale di Bilancio 2025-2029: troppo poco spazio agli investimenti e agli incentivi per la crescita
Riqualificazione patrimonio edilizio: Direttiva Green e Bonus edilizi
L’entrata in vigore della direttiva UE 2024/1275 sulla prestazione energetica nell’edilizia, che dovrà essere recepita a livello nazionale entro il 2026, impone fin da subito un riordino degli inventivi fiscali per avviare un piano di riqualificazione energetica e sismica del patrimonio immobiliare che consenta di ridurre progressivamente le emissioni di CO2 degli immobili e mettere in sicurezza un patrimonio edilizio vetusto.
Un aspetto particolarmente preoccupante è la prossima scadenza del 31 dicembre 2024, quando l’intero sistema di incentivi si ridurrà al solo 36% del Bonus Casa, senza alcun riferimento alla qualità degli edifici.
Gli edifici sono responsabili del 40% del consumo energetico e il 36% delle emissioni dirette e indirette di gas a effetto serra legate all'energia. L'80% dell'energia consumata dalle famiglie in Europa è dovuta al riscaldamento, raffrescamento degli ambienti e all'acqua calda per uso domestico.
Da qui l’appello di ANCE per la definizione di un piano, serio ed efficace, per la riqualificazione immobiliare: “un obiettivo non più rimandabile, considerando che quasi 12,2 milioni di edifici (il 75% degli edifici residenziali esistenti) è stato costruito prima dell’emanazione delle norme antisismiche (1974) e di quelle sull’efficienza energetica (1976), nonché dei relativi decreti attuativi”. Interventi a carico di un patrimonio che ha, abbondantemente superato, in media, i 40 anni, soglia temporale oltre la quale si rendono indispensabili interventi di manutenzione.
Dal Superbonus al piano strutturale di intervento (e incentivi)
Non si può non pensare al Superbonus che a partire da maggio 2020 ha avviato un primo importante processo di riqualificazione energetica che ha coinvolto il 5,8% dello stock edilizio (circa 500 mila interventi).
Per proseguire in questa direzione, la Direttiva delinea un programma con obiettivi molto ambiziosi, che sollecitano un sostegno pubblico, sebbene accanto a risorse private, e una politica industriale lungimirante per la filiera delle costruzioni, che deve essere messa in grado di esprimere il suo grande potenziale in termini di impatto economico, sociale, ambientale e tecnologico.
Infine, il coinvolgimento del settore privato ha il vantaggio di garantire una gestione e una manutenzione a lungo termine dell’opera realizzata. I modelli di concessione, in cui il privato gestisce e mantiene l'immobile per un periodo definito, assicurano che le strutture rimangano in buone condizioni nel tempo.
Non si può più rimandare la definizione di un Piano pluriennale di efficientamento energetico degli edifici, che offra una griglia di incentivi inversamente proporzionali alle possibilità economiche dei possessori di immobili con basse prestazioni energetiche.
Un Piano che sia in grado di sostenere chi non ce la fa e orientare chi può, mettendo a disposizione un catalogo di strumenti capaci di garantire un numero di interventi coerente con gli ambiziosi obiettivi della Direttiva.
Alcune misure possono essere a impatto sul bilancio, quali:
- un mercato per i certificati bianchi per il settore residenziale civile;
- un Sistema Informativo sugli Attestati di Prestazione Energetica (APE);
- modifiche ai regolamenti condominiali per facilitare interventi di risparmio energetico.
Altre misure determineranno certamente un costo, costo che, però, garantirà l’obiettivo della decarbonizzazione insieme a quello della crescita economica, come avvenuto negli ultimi tre anni.
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