Codice Appalti, il Consiglio di Stato demolisce il Correttivo

Il parere del Consiglio di Stato “demolisce” lo schema di D.Lgs. recante disposizioni integrative e correttive al codice dei contratti pubblici

di Gianluca Oreto - 02/12/2024

Ambiguità normativa

Il Consiglio di Stato riconosce l’ambiguità della dicitura “stessa procedura”. Ovvero che in sede di correttivo “si rinnoverebbe e riattiverebbe la (medesima e potenziale) facoltà (e, in definitiva, non l’obbligo) di avvalersi dell’apporto consultivo e redazionale del Consiglio di Stato”.

Nondimeno – continuano i giudici del Consiglio di Stato - ragioni di coerenza logica e pratica, prima che testuale, sembrano prima facie militare negli opposti sensi di una simmetria formale effettiva, cioè in concreto: sicché la scansione formale dell’intervento correttivo ed integrativo avrebbe verisimilmente dovuto mimare, di fatto, la stessa seguita (rendendo coerente, in via definitiva, la relativa opzione) nella predisposizione del ‘Codice’, anche con riguardo al ruolo del Consiglio di Stato”.

In definitiva, il Consiglio di Stato ha ritenuto “non inopportuno” segnalare il rischio, potenzialmente rilevante ai fini di un eventuale sindacato di legittimità formale, in ordine al rispetto della legge di delegazione, e relativo alla circostanza che la redazione del Codice, e la sua integrazione e correzione, siano state, in concreto, operate, in parte, seguendo procedure sostanzialmente diverse.

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