Codice Appalti: l’ingiustificata paura dell’equo compenso
Si torna a parlare di equo compenso dei professionisti alla luce della recente Cabina di Regia al MIT che lo ha inserito tra i punti in discussione
L’ingiustificata paura dell’equo compenso
Recentemente la discussione sull’equo compenso ha riguardato l’eccessiva spesa delle stazioni appaltanti che saranno costrette a pagare per intero il compenso dei professionisti (come se fosse un’ingiustizia sociale!).
Il tema era già stato efficacemente trattato dal Consiglio Nazionale degli Ingegneri che ha ricordato:
- in caso di affidamento dei servizi all’esterno, le spese tecniche rappresentano in media meno del 10% dell’intero finanziamento;
- i ribassi sui corrispettivi si attestavano, prima dell’applicazione della norma sull’equo compenso, su un valore ricompreso tra il 30% ed il 35%;
- le proiezioni fatte dall’Osservatorio Bandi del CNI sugli affidamenti dell’ultimo anno indica valori medi dei ribassi, grazie alla corretta interpretazione della norma, contenuti tra il 15% ed il 20% del corrispettivo nel suo complesso.
“Combinando la differenza del ribasso medio al peso delle spese tecniche rispetto al finanziamento – ha concluso il CNI - si evince immediatamente che si sta discutendo del 1,5% dell’intero finanziamento, cifra di certo non determinante rispetto alle sorti di un appalto”.
Ma soprattutto, perché mai il costo della manodopera non è soggetto a ribasso (rispetto al proprio CCNL), mentre dovrebbe essere lecito oltre che giusto ribassare il costo di un professionista?
Riprendendo il mantra in premessa, dalla qualità dell’operato di un professionista dipende il risultato di un’opera che dovrebbe durare decenni. E allora perché non riconoscergli il giusto compenso?
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