Condono edilizio e sanatoria su immobili abusivi: interviene il Consiglio di Stato

La differenza tra i due rimedi agli abusi edilizi poggia sulla straordinarietà delle norme sul condono e ha effetti su eventuali successivi interventi

di Redazione tecnica - 13/02/2025

Il caso di specie

La vicenda riguarda un immobile e altri due locali poco distanti e aventi la caratteristica di garage/cantina e legnaia, per i quali il proprietario aveva presentato domanda di condono ai sensi dell’art. 39 della Legge n. 724 del 23/12/1994 (secondo condono edilizio).

Con ordinanza del 2009 il Comune ordinava la demolizione di opere totalmente abusive “di cui alcune in ampliamenti a corpi di fabbrica già oggetto di condono edilizio ai sensi della legge n. 724/94 e altre distinte ex-novo”. Questa ordinanza veniva impugnata con ricorso straordinario al Capo dello Stato, pendente nelle more del giudizio del Consiglio di Stato.

Successivamente, in via cautelativa, il proprietario presenta, relativamente alle opere oggetto dell’ordinanza di demolizione, istanza di sanatoria ai sensi dell’art. 37 del d.P.R. n. 380/2001 (Testo Unico Edilizia), che il Comune non ha mai evaso con un provvedimento formale.

Secondo l’appellante, tutte le opere oggetto dell’istanza di sanatoria ai sensi del citato art. 37 afferiscono all’unità immobiliare oggetto di condono edilizio:

  • in parte costituendone ampliamento (ampliamento del locale soggiorno realizzato nel corpo principale; ampliamento del “deposito 1” per realizzare un ricovero di conigli);
  • in parte fungendo da locali posti a servizio del medesimo (garage e legnaia) dei quali, infatti, il ricorrente assume la natura pertinenziale.

Tutte queste opere erano state realizzate in ampliamento o a servizio di un immobile già oggetto di condono edilizio richiesto ai sensi della Legge n. 724/1994 (secondo condono edilizio). Il Comune aveva respinto la sanatoria e il TAR aveva confermato il diniego, ritenendo l’intervento non sanabile sotto il profilo paesaggistico e urbanistico. Il proprietario ha quindi presentato ricorso al Consiglio di Stato.

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