Correttivo al Codice Appalti 2023: anche ANAC critica le modifiche

Sebbene apprezzi lo sforzo del Governo, anche nel coinvolgere le parti, l'Autorità presenta oltre 60 pagine di osservazioni e punti critici

di Redazione tecnica - 04/12/2024

I punti critici o non risolti

Tra le criticità segnalate da Busìa, l'equo compenso: sebbene per ANAC sia stato trovato un compromesso ragionevole,  secondo l’Autorità la formula utilizzata nel correttivo determina un appiattimento verso il basso e, soprattutto, riguarda soltanto i servizi di ingegneria e architettura, senza trovare una soluzione per le altre prestazioni intellettuali, come ad esempio consulenze e servizi legali alle consulenze.

Altro punto fondamentale, la qualificazione delle stazioni appaltanti e la loro specializzazione: come ha sottolineato Busia, il tavolo dei soggetti aggregatori e delle centrali di committenza presso Anac, va manentuto, in modo da garantire una più efficiente attività di acquisto delle amministrazioni. Un orientamento diverso, come quello prospettato dal correttivo, rischia di confondere questa funzione con quella di competenza del MEF, il cui confronto con i soggetti aggregatori è finalizzato al coordinamento della finanza pubblica.

Ma, per il presidente dell’ANAC, l’aspetto più macroscopico del correttivo approvato è l’assenza di interventi a favore di una maggiore concorrenza, che il Codice ha complessivamente ridotto: sono rimaste infatti soglie molto alte per gli affidamenti diretti di servizi e forniture, come pure per l’affidamento di lavori fino ad oltre cinque milioni senza avvisi pubblici. Da questo punto di vista, per ANAC, il correttivo avrebbe dovuto rappresentare l’occasione per accrescere la trasparenza, con forme di pubblicità facilmente realizzabili grazie al digitale.

Si tratta di una criticità che non sarebbe ancora emersa del tutto soltanto perché negli ultimi mesi le grandi disponibilità legate anche al Pnrr hanno comunque soddisfatto l’offerta delle imprese, mentre mano a mano che si avvicinerà il 2026, anche tenendo conto dei nuovi vincoli di finanza pubblica, il problema emergerà del tutto.

Grave, infine, la soppressione del rating reputazionale: secondo Busìa, “Se ritenuto di difficile applicazione, lo si può semplificare, però l’istituto va preservato”, in quanto presupposto indispensabile per premiare le imprese migliori ed il loro investimento nella qualificazione. Un punto che ad ANAC sta a cuore, sottolineando come alla richiesta di qualificazione e competenza alle stazioni appaltanti, corrisponda una premialità verso gli operatori economici che si comportano al meglio.

 

 

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