Digitalizzazione e qualificazione stazioni appaltanti: critiche ad ANAC
Lettera aperta di Asmel al Presidente dell'Autorità: troppi malfunzionamenti, con il paradossale rischio di sanzioni per le amministrazioni
Asmel scrive ad ANAC: il testo della lettera
Riportiamo qui di seguito il testo integrale della lettera aperta di Asmel al Presidente dell’ANAC, Giuseppe Busia.
Egregio Presidente,
il 1° gennaio è entrato in vigore, a norma del d.lgs. 36/2023, l’obbligo di digitalizzazione dell’intero ciclo degli appalti pubblici.
Il Codice ha accolto in pieno le richieste e gli auspici di quanti da sempre hanno puntato sulla digitalizzazione per conseguire trasparenza e superare ogni opacità amministrativa. Naturalmente, ANAC è stata in prima linea su questo fronte, ottenendo che l’“ecosistema di digitalizzazione” fosse incentrato sulla propria Banca dati dei contratti pubblici.
La digitalizzazione consente l’interoperabilità tra i dati e dà concreta attuazione al principio dell’unicità dell’invio sancito dall’art. 19, comma 2, del Codice. Ovvero alle Stazioni Appaltanti (SA), non possono più essere richieste informazioni che hanno già trasmesso.
I Comuni non possono che plaudire a questo nuovo corso, in grado di ridurre i troppi appesantimenti procedurali che subiscono e denunciano da anni.
Plaude anche ANAC che si autodefinisce “non più il vigile che ti ferma quando hai commesso eccessi di velocità, ma il tutor”.
Purtroppo, come noto, la digitalizzazione ha registrato un avvio fortemente accidentato. Sono emerse gravi anomalie nelle piattaforme informatiche. Talmente “bloccanti” che ANAC, in attesa di porvi rimedio, ha invitato le SA a “derogare” alle stesse regole fissate dal Codice.
Una soluzione inaudita e paradossale. ANAC torna vigile, ma invita i vigilati a chiudere un occhio. Una svolta passata in secondo piano vista l’urgenza di superare al più presto l’attuale fase di stallo che, nel primo bimestre 2024, ha comportato un crollo del 43,5% nel numero di gare e del 70,5% negli importi (dati CRESME).
Nel contempo, l’Ufficio Vigilanza collaborativa (sic!) di ANAC trova il tempo di inviare alle SA, “richieste di chiarimenti” da riscontrare in 5 giorni, pena sanzioni da 500 a 5.000 euro.
Poniamo alla Sua valutazione, a titolo esemplificativo, una di queste richieste di chiarimenti. In particolare, lascia sbigottiti che, dopo aver violato una regola fondamentale del nuovo Codice, il divieto di rilascio del CIG a SA non qualificata, ANAC chieda a quest’ultima perché ha bandito una gara che essa stessa avrebbe dovuto impedire.
Beninteso, nessuno chiede che le SA siano esenti da verifiche e controlli. Ma in uno stato di diritto, il vigile ancorché “collaborativo”, applica e non stabilisce le regole di ingaggio. Se, per circostanze eccezionali, esse vengono sospese, il vigile ne attende il ripristino. Quando invece chi vigila assume anche il ruolo di gestore del sistema, si rischia il determinarsi di un conflitto di interessi con il venir meno della necessaria terzietà.
Si tratta di tema delicato, su cui riflettere. A giugno prossimo decorrono i 10 anni dalla istituzione di ANAC nella sua attuale configurazione. Forse è il caso di aprire ad un pubblico confronto con i portatori di interesse. Alla luce dell’esperienza maturata nei dieci anni trascorsi, è interesse di tutti meglio definire perimetro d’azione e modalità di intervento dell’Autorità.
I Comuni e ASMEL sono pronti a dare il proprio contributo e proponiamo un pubblico confronto su questi temi, aperto a tutti.
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