Equo compenso Architetti e Ingegneri: il CNI chiede un chiarimento urgente
Dal Consiglio Nazionale degli Ingegneri una Nota indirizzata alla Premier Giorgia Meloni e al Presidente di ANAC Giuseppe Busia in cui chiede un chiarimento sui criteri interpretativi dell’equo compenso
Gli interventi dei tribunali di primo grado
Tra le altre cose, il CNI ricorda la recente sentenza del TAR Veneto, a cui si aggiunge la ancora più recente pronuncia del TAR Lazio, che hanno già confermato (pur con delle sentenze di primo grado) non solo l’allineamento della normativa a quella europea e al Codice dei contratti, ma anche la sua modalità di applicazione (ribasso su spese e oneri e non sul compenso calcolato ai sensi del DM 17/06/2016).
Interpretazioni in linea con quanto già sostenuto dal CNI sin da luglio 2023 in un articolato documento predisposto dal suo Centro Studi e allegato alla nota trasmessa.
“Di conseguenza, il CNI non comprende le ragioni di tale resistenza. Una lettura attenta del Codice dei contratti pubblici, così come progettato, suffraga pienamente l’applicazione dell’Equo compenso, legittimandone esplicitamente l’introduzione, dal momento che lo stesso viene enunciato tra i principi cardine della normativa (art. 8). Lo stesso Codice, peraltro, prevede che talune procedure di affidamento possano essere aggiudicate mediante procedure comparative sulla base di un prezzo fisso, ove gli operatori economici competono solo in base a criteri qualitativi (art. 108, comma 5). L’interpretazione che ha da subito reso il CNI, del tutto in linea con le due norme, consiste nel consentire la rideterminazione delle spese, a patto che resti comunque inviolato l’Equo compenso. In tal senso gli operatori economici potranno “competere” solo sulla “qualità” e quindi potranno far valere in sede d’offerta la propria capacità tecnico-organizzativa ed efficienza, a tutto vantaggio della Stazione Appaltante”.
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