La guerra e il Piano Fanfani, il Virus e il Superbonus: 2 modelli a confronto
Valutazioni tecniche e considerazioni politiche sull’attuazione del Superbonus e sulle ripercussioni economiche e sociali
Cosa siamo?
Correva l’anno 2020, il nostro Paese, già flagellato dalla crisi politica ed economica, veniva attaccato da un Virus biologico particolarmente aggressivo e pericoloso. Il Virus, partito dalla Cina, contagiò l’intero pianeta, senza sconti per nessuno. Subito scattò l’allarme globale: un pipistrello infetto ha generato il contagio umano con un’ospite indesiderato che può essere mortale! Il governo lanciò i suoi appelli: Rimanete chiusi in casa, respirate il meno possibile, tossite con la faccia sul gomito, non toccate nulla e nessuno, mettetevi le mascherine, disinfettatevi sempre, fate i tamponi! La formula “insetticida” fu ricercata nei vaccini: una, due, tre, fino a quattro dosi, inoculate nel corpo con sterili siringhe.
La storia è recente, e la ricordiamo tutti. Molti di noi, della specie umana pensante, non ha comunque riflettuto, o non ha avuto alcun modo, voglia o motivo per farlo, sulle attenzioni che la nostra politica ha riservato al suo popolo, sulla difesa dei nostri diritti, a fronte dei rispettivi doveri. Mi riferisco, in particolar modo, alla gestione scellerata delle nostre risorse e delle nostre tasse, per la difesa della nostra economia e del nostro benessere dalle minacce del terribile Virus. I nostri politici e i nostri dirigenti pubblici hanno compiuto le scelte giuste, ponderando accuratamente le necessita del momento e salvaguardando la nostra “salute fisica e morale”? Hanno analizzato la realtà prima di agire, hanno studiato il paziente prima dell’operazione? Non bastava una vaccinazione di massa, ci voleva ben altro! Esigo, come dovrebbero fare tutti, che il politico e l’amministratore pubblico facciano i miei, e i nostri, interessi, quelli per i quali tutti noi gli paghiamo mensilmente un lauto stipendio, gli rimborsiamo anche l’acqua minerale, gli permettiamo una vita agiata, una pensione e persino una buona automobile per spostarsi, affinché non abbiano alcun alibi nel rivendicare il loro “diritto” all’inerzia e al riposo, nei momenti in cui vengono chiamati a lavorare per noi. La specie umana, si sa, è debole per sua natura; queste medesime riflessioni le troviamo riportate anche nei trattati di antropologia, di storia e di archeologia. Tuttavia, quello che io rivendico con forza non è così scontato come può sembrare, come dicono sempre i nostri pigri politici, mentendo consapevolmente e liquidando il tutto con i soliti termini “scacciapensieri”: “demagogia” e “populismo” sono le parole più utilizzate in qualsiasi discorso politico, così come alcuni slogan, come la “salvaguardia del nostro territorio”, il “fare squadra” e, ultimamente, lo “stare sul pezzo”.
In risposta alla minaccia del Virus, con in rischio di infezione del nostro sangue e della nostra coscienza, il politico di turno, quello che avrebbe dovuto lavorare per noi, per risolvere i nostri problemi, è tornato ai pensieri della sua infanzia, di quando era bambino. Il nostro politico ha scelto la favola di Pinocchio, quella del famoso burattino e della fata turchina, quella del gatto e della volpe, che convincono Pinocchio a sotterrare le sue monete in attesa della crescita di un albero pieno di zecchini d’oro. Così ha fatto il nostro politico per salvaguardare le nostre risorse, e per “favorire” la ripresa economica; è bastato dire al popolo che le loro abitazioni sarebbero tornate come nuove, piene di accessori e di comfort, calde o fredde a seconda delle stagioni, tutto questo gratis! Per il nome della manovra, il nostro politico si è ispirato a Superman: Superbonus 110%!
Ci hanno raccontato per mesi, per anni, che avremmo esaudito tutti i nostri desideri per avere una casa al Top, moderna e sicura, senza spendere un centesimo di euro, e con un gruzzolo residuo del 10% che serviva come “ristoro”, per favorire gli accordi economici con le imprese, con le banche e con i tecnici professionisti. Secondo questa rovinosa utopia, il sistema di “autofinanziamento” si poteva ripetere all’infinito, senza alcun limite. È stata scoperta una moneta più agevole ed efficace dell’Euro e del moderno Bitcoin, che non ha bisogno del controllo della Banca Centrale, tantomeno del controllo di una Commissione Nazionale all’uopo istituita; insomma una trovata geniale! L’uovo di Colombo che ristabilisce l’equilibrio e che risolve i tutti i nostri problemi. Questa commistione di fantasia, mutuata anche dai modelli teorici e accademici, è stata sperimentata nel nostro Paese “alla cieca”, senza alcuna ricognizione del suo tessuto fisico, economico e sociale, senza tener conto che ci troviamo in Italia, un crocevia di antichi popoli e di culture millenarie, un amalgama di fantasia ed anarchia, un territorio relativamente contenuto come estensione e con molteplici diversità. Mi riferisco soprattutto al tessuto urbanistico, al concetto di casa, alle motivazioni antropologiche e alla storia che hanno generato questo poliedrico equilibrio. Per esempio, non possiamo pensare, come è stato fatto, di introdurre un limite di legge sulle variazioni dimensionali tra “stato attuale” e “stato di progetto” - di una finestra, di un tramezzo o di qualsiasi altro elemento che compone un’abitazione - imponendo una tolleranza massima del 2%; questa scelta, anch’essa politica (se il politico fosse stato preparato, o se avesse studiato, avrebbe dovuto rimproverare il funzionario tecnico che ha proposto questo limite), dà la misura della distanza siderale che esiste tra il pensiero di coloro che sono preposti a gestire le nostre risorse economiche (tasse) e le nostre reali necessità. Tornando all’esempio, che rappresenta un’inezia rispetto alle corbellerie della “grassa normativa” del Superbonus, una finestra larga 100 cm, costruita cinquant’anni fa, e rappresentata graficamente nei disegni fatti a mano dell’epoca, non può essere più larga di 102 cm o più stretta di 98 cm, altrimenti viene considerata abusiva per legge. Senza avere alcuna cognizione sull’evoluzione delle rappresentazioni grafiche nelle varie epoche, sulle relative consuetudini e sulla libertà lasciata al muratore per riquadrare la finestra, sia arriva all’assurdo, a scrivere e a pubblicare sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica prescrizioni di questo tipo. Da considerare, inoltre, che tutte le prescrizioni del Superbonus sono altrettanto assurde, proporzionalmente alla loro rilevanza applicativa. In corsa, qualcuno del governo si è accorto che, così com’era concepito, il Superbonus sarebbe stato accessibile solamente a pochi, solamente a quei proprietari che si erano costruiti la casa recentemente o che avevano fatto ricorso a muratori svizzeri; è stata così introdotta la CILA Superbonus (CILAS), una “semplificazione” che costituisce, nella realtà di fatti, un ulteriore fardello burocratico, che contribuirà ad alimentare i possibili elementi di contenzioso legale. Gli strumenti urbanistici abilitativi, necessari per una ristrutturazione o per una semplice manutenzione, si sono così moltiplicati per consentire l’armonizzazione della CILAS con la vigente normativa urbanistica.
Facciamo un altro esempio: se qualcuno dei nostri politici e amministratori pubblici si fosse accorto che l’Italia è costituita anche da borghi di pianura e di collina, con case isolate più o meno datate, avremmo evitato di chiamare tali abitazioni, nelle varie discussioni parlamentari, “villette”; o ancora, se i nostri politici e i nostri amministratori pubblici avessero capito che un condominio, per il fatto di essere composto da più alloggi, è gestito da altrettante teste pensanti, e che basta un solo litigio tra moglie e marito per mandare a monte i comuni accordi, con spese da sostenere ed avvocati al seguito, se tutto questo fosse stato adeguatamente pensato e prefigurato, lo scenario successivo sarebbe stato diverso.
Dal 2020, anno del Virus e del Superbonus, siamo arrivati ad oggi. In un periodo di crisi economica e sanitaria, con i rispettivi problemi, si è scelto di superare il tutto volendo trasformare le favole in realtà. Strada facendo, i nostri politici e i nostri amministratori pubblici hanno rincarato la dose; anziché destare il popolo italiano dal torpore della favola, hanno continuato nel loro racconto fantastico: i sistemi di cessione del credito d’imposta e dello sconto in fattura, che consentivano ai proprietari delle abitazioni o agli aventi diritto di cedere i relativi crediti fiscali, a fronte delle spese sostenute per i lavori di efficientamento energetico e/o di riduzione del rischio sismico, sono stati bruscamente interrotti, motivando tale necessità per le numerose frodi che via via si stavano scoprendo. Per dovere di cronaca, occorre comunque ricordare che già le banche, essendo soggetti privati autonomi, avevano intrapreso la scelta di rifiutare l’acquisto dei crediti d’imposta, sia per limiti di capienza fiscale, sia per egoistici motivi di tutela dei propri interessi, tutto questo in deroga alla vigente normativa. Lo scenario attuale è rappresentato da una miriade di imprese e di tecnici professionisti appesi ad un “cappio”, per l’impossibilità di poter deliberatamente disporre dei crediti di imposta, maturati a seguito delle spese realmente sostenute, per poter pagare le tasse, comunque richieste dallo stato entro le canoniche scadenze fiscali, e per le normali esigenze di sopravvivenza. Tutto questo era facilmente prevedibile, bastava non credere alla favola del governo e ai dirigenti pubblici che hanno scritto il copione di questa commedia drammatica. D’altra parte, pensare oggi di risolvere il problema, senza una seria posizione politica e senza alcuna soluzione di buon senso, non costituisce un assolvimento dei doveri richiesti a gran voce ai nostri governanti. Mi viene da pensare, per analogia e come famosa metafora, al tragico affondamento del transatlantico “Titanic”; mentre la nave affondava, dopo la collisione con un iceberg, gli orchestrali continuarono a suonare tutti insieme fino a pochi istanti prima del definitivo anabissamento.
In questi ultimi anni abbiamo visto di tutto e, ahimè, vissuto con angoscia lo spegnersi di una utopia annunciata: cantieri fantasma di interi condomini, con lavori mai eseguiti e con crediti fiscali elargiti a favore di pseudo imprese gestite dalla malavita, distorsioni della realtà, con bizzarre interpretazioni della legge, anch’essa schizofrenicamente concepita ed applicata; per contro, si continuava ad accusare le “villette”, le case dei nostri paesi, costruite con sacrificio dai nostri nonni, che venivano rappresentate come ville di lusso occupate da pochi ricchi. Nella realtà dei fatti, sono state proprio le persone ricche che, in questi tre anni di Superbonus, si sono potute permettere di eseguire i lavori gratis o quasi gratis, sono proprio loro che, con le banche poco propense ad accettare le cessioni di credito da “persone qualsiasi”, hanno avuto un occhio di riguardo per i conti correnti e gli investimenti che detenevano nelle medesime banche, sono le persone ricche che hanno potuto anticipare le spese trasformandole in crediti d’imposta a loro favore. E così, strada facendo, le case dei nostri paesi sono state escluse dai futuri benefici economici, con molti cantieri ancora aperti di cui non si conoscono le sorti future, mentre le vere ville questi benefici se li godono tutti, per aver eseguito i lavori nei tempi previsti e per aver saputo approfittare dei sogni e delle illusioni di un popolo di inerti creduloni. Per i condomini si è scelta la strada della lenta eutanasia: la possibilità di completare i lavori e di accedere ai relativi benefici economici è oggi legata al reddito di riferimento dei singoli nuclei familiari; tale scelta comporta la necessità di una rimodulazione tecnico-gestionale, in corso di esecuzione dei lavori, difficilmente gestibile, al fine di stabilire, nell’ambito di ciascun condominio, chi può accedere e chi non può accedere più ai benefici economici, e come dovranno essere riformulate e finanziate le spese non coperte da tali benefici.
Continuando di questo passo, già dal corrente anno, e per gli anni a venire, assisteremo ad un’ecatombe del comparto dell’edilizia, generata dall’inerzia temporale per il riallineamento dei costi dei materiali e delle attrezzature e dalla necessità di alimentare anche il settore dei lavori pubblici, quasi del tutto abbandonato e destrutturato per inseguire il miraggio del Superbonus. Le imprese e i tecnici professionisti, se vogliono e/o se possono andare avanti, si dovranno necessariamente riconfigurare, con risorse proprie e con il “ronzio” continuo delle liti di contenzioso legale a cui saranno necessariamente trascinati.
In questo momento di austerità economica, con una guerra alle porte, con l’aumento dei prezzi dovuto alla mancanza di materie prime e anche al cartello di mercato stabilito per legge con l’adozione dei prezzari senza alcuna possibilità di ribasso e senza negoziazione contrattuale, in questo momento, particolarmente vulnerabile dal punto di vista economico e sociale, abbiamo assistito alla nascita estemporanea di imprese del comparto edile, con persone che svolgevano tutt’altra attività - non certamente specializzate, ancorché autorizzate ad operare in base alla vigente legislazione - e che hanno generato molteplici problemi di natura tecnica, problemi che hanno indotto, a loro volta, i tecnici professionisti a dover comunque digerire, nei limiti del possibile e nel rispetto della legge, lavori eseguiti con “sufficienza” e realizzati con materiali e componenti di scarsa qualità in relazione all’esorbitante prezzo di mercato.
Per quanto riguarda i crediti d’imposta – che per deliberata scelta, e non per legge, non sono stati accettati dalle banche – la situazione attuale è molto critica: la maggior parte dei crediti d’imposta risulta essere ibernata nei cassetti fiscali delle imprese e dei tecnici professionisti; in particolare, tale condizione risulta alquanto delicata per i tecnici professionisti, i quali, essendo assoggettati ad un diverso criterio economico rispetto alle imprese, se non riescono a cedere i loro crediti - o meglio la loro quota parte del credito (un quarto all’anno) che, se non viene ceduta o compensata con i propri redditi decade alla fine di ciascun anno - devono pagare in anticipo tutte le tasse relative a tali entrate fittizie. Per esempio: se un tecnico professionista decide, per fiducia o perché il committente non vuole anticipare alcuna spesa, di praticare lo sconto in fattura per la totalità del suo onorario, deve emettere la fattura con uno sconto pari al 100%. Tale fattura, per il fisco italiano, viene paradossalmente considerata (circolare dell’Agenzia delle Entrate) come totalmente incassata alla data della sua emissione, anche se al professionista non viene erogato neanche un centesimo di euro. A fronte di tale “incasso”, senza un effettivo accredito di valuta, il professionista deve pagare integralmente le tasse (si consideri un’incidenza media del 30%), versare l’IVA del relativo trimestre (incidenza del 22%) e i contributi previdenziali (incidenza di circa 20%) sull’intero importo della fattura emessa e non incassata. L’importo della fattura non incassata costituisce inoltre l’imponibile per il calcolo degli ulteriori acconti (anticipazioni) sulle tasse e sull’IVA, per il calcolo delle addizionali locali e di altre voci di tassazione. Per contro, il professionista può recuperare parzialmente le spese versate in anticipo al fisco disponendo solamente della relativa quota annuale, pari ad un quarto dell’importo fatturato e non integralmente “rimborsato”. Con la prima annualità si riesce a stento a compensare solamente l’IVA da versare subito e, mediamente, si ammortizza l’intera anticipazione delle tasse in circa tre anni, sempre se il professionista non si scoraggi o non muoia, prima di recuperare il bottino dallo stato debitore. Inoltre, i crediti di imposta decadono (reset a zero) al 31 dicembre di ciascun anno, pertanto, se il tecnico professionista non riesce a compensarli o a cederli, entro la fine dell’anno fiscale, perde la disponibilità della relativa quota e, in definitiva, regala allo stato italiano i proventi del suo lavoro.
Da dire, inoltre, che in questi anni, di gestione dei lavori del Superbonus, i tecnici professionisti hanno svolto gratuitamente anche le attività proprie dei commercialisti, per stare dietro alle assurde e vessatorie richieste delle banche, oltre alle funzioni proprie dei pisicologi, per cercare di far comprendere alla gente il senso logico del loro operare, per cercare di fargli capire che molte norme sono spesso inapplicabili, che il “tutto gratis” non esiste, e che nessun uomo riesce a campare di sola aria. Ci sarebbe molto altro da dire; per brevità mi fermo qui.
IL NOTIZIOMETRO