Incentivi edilizi: serve una visione per il futuro
Osservazioni e considerazioni sull’indagine conoscitiva della Camera sull’impatto ambientale degli incentivi in materia edilizia
L'esperienza Superbonus
Nel documento si legge che “il Superbonus ha riguardato solo il 3% degli edifici (su 12 milioni) che necessiterebbero di interventi di efficientamento” e che “in termini di costi, la riduzione di CO₂ ottenuta col Superbonus è costata circa 10 volte il valore di riferimento sul mercato ETS”. Viene citata anche la Banca d’Italia, secondo cui i benefici ambientali del Superbonus ripagherebbero i costi finanziari in circa 40 anni, a seconda del tasso di sconto e del valore attribuito alla riduzione delle emissioni.
Ma, ancora una volta, ripeto un concetto: il problema principale del fallimento del superbonus non è stata l’aliquota del 110%, quanto l’assenza di una visione di lungo periodo, la rincorsa normativa, i cambi di rotta, il caos procedurale che ha trasformato una misura potenzialmente virtuosa in una corsa a ostacoli, con effetti distorsivi su mercato, prezzi e fiducia dei cittadini.
La via d’uscita, tuttavia, esiste e va percorsa con decisione. Serve una riforma organica, unitaria, programmata, che tenga insieme detrazioni fiscali, strumenti finanziari complementari e sostenibilità economica. Una riforma capace di:
- abbandonare l’eccezionalismo normativo per costruire un sistema stabile, prevedibile, modulato sulle performance energetiche e sismiche reali degli edifici;
- garantire la possibilità di accedere al beneficio anche a chi non ha liquidità o capienza fiscale, mediante strumenti strutturati di sconto in fattura e cessione del credito;
- sostenere chi si trova in condizioni di povertà energetica attraverso misure specifiche, con accesso facilitato e accompagnamento tecnico.
IL NOTIZIOMETRO