Il lungo addio del Superbonus
Il lento e inesorabile arresto del superbonus tra una normativa schizofrenica e le problematiche connesse
Il Governo Draghi
A questo punto, approvata la Legge di Bilancio per il 2021, entra in gioco il Governo Draghi che sarà ricordato soprattutto per tre provvedimenti.
Il Decreto-Legge 31 maggio 2021, n. 77 (Decreto Semplificazioni-bis), convertito con modificazioni dalla Legge 29 luglio 2021, n. 108, che, modificando il comma 13-ter, art. 119, del Decreto Rilancio, e prevedendo l’ormai nota CILAS (la comunicazione di inizio lavori per il superbonus) e le deroghe all’art. 49 del d.P.R. n. 380/2001 (Testo Unico Edilizia), ha rappresentato la chiave di volta per l’esplosione degli interventi di superbonus che:
- da maggio 2020 ad agosto 2021, viaggiavano ad una media di:
- 2.475 interventi al mese;
- 417 milioni di euro al mese di detrazioni previste a fine lavori;
- da settembre a dicembre 2021 ad una media di:
- 14.647 interventi al mese;
- 2,9 miliardi di euro al mese di detrazioni previste a fine lavori.
Numeri che da gennaio 2022 sono continuati ad aumentare fino a toccare l’apice a settembre 2022 con 63.284 interventi e dicembre 2023 (mese di chiusura delle aliquote più generose) con 10,6 miliardi di detrazioni maturate per lavori conclusi.
Il secondo provvedimento chiave arriva a novembre 2021. Dopo un’estate torrida, sui giornali ed in televisione spopolano i primi servizi sulle “truffe nel superbonus”, salvo poi scoprire che le frodi non riguardavano il “110%” ma le altre detrazioni “minori” utilizzate con il meccanismo delle opzioni alternative. Arriva, quindi, il Decreto-Legge 11 novembre 2021, n. 157 (Decreto anti-frode) abrogato e rimesso interamente all’interno della Legge 30 dicembre 2021, n. 234 (Legge di Bilancio 2022).
Attraverso le misure anti-frode, il Governo Draghi (che prima aveva previsto la CILAS facendo aumentare esponenzialmente l’utilizzo del superbonus) decide (giustamente anche se tardivamente) di estendere le stesse misure di controllo previste per il bonus 110% a tutti i bonus minori utilizzati con le opzioni alternative.
Successivamente, comincia a nascere il problema del meccanismo delle opzioni alternative utilizzato senza limite attraverso piattaforme digitali poco pronte ed in assenza di seri procedimenti di controllo. Quindi, in corsa, non riuscendo (o non volendo) intervenire su queste piattaforme, arriva il Decreto-Legge 27 gennaio 2022, n. 4 (Decreto Sostegni-ter), convertito con modificazioni dalla Legge 28 marzo 2022, n. 25, che avvia il processo di smantellamento delle opzioni alternative di cui all’art. 121 del Decreto Rilancio.
Un processo di smantellamento (senza alcuna progettualità) che:
- da una parte, non disincentiva né i committenti né imprese e professionisti, convinti di poter applicare lo sconto in fattura e poi cedere il credito;
- dall’altra, disincentiva tutti gli operatori economici (ricorderemo soprattutto CDP e Poste Italiane) all’acquisto di crediti fiscali.
Da qui in poi la tempesta perfetta che ha generato:
- il blocco della cessione del credito;
- la sospensione di molti cantieri;
- il tutti contro tutti in un coacervo di contenziosi che intaseranno i tribunali per i prossimi anni.
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