Il lungo addio del Superbonus
Il lento e inesorabile arresto del superbonus tra una normativa schizofrenica e le problematiche connesse
Il Governo Meloni
Il 22 ottobre 2022 arriva il Governo Meloni con Fratelli d’Italia e il supporto di una larga maggioranza cui fanno parte tra gli altri la Lega e Forza Italia (ovvero due dei partiti che avevano supportato il superbonus durante il Governo Conte II). L’elezione politica aveva incoronato il partito che nei mesi precedenti non aveva fatto altro che parlare di soluzioni ai problemi del superbonus, promettendo che la norma non sarebbe stata più stravolta.
Detto, fatto. Uno dei primi provvedimenti del Governo Meloni è, appunto, il Decreto Legge 18 novembre 2022, n. 176 (Decreto Aiuti-quater), convertito con modificazioni dalla Legge 13 gennaio 2023, n. 6, che dispone una “folle” rimodulazione in corsa per il superbonus ancorandola alla data di presentazione della CILAS, all’approvazione dei lavori da parte delle assemblee di condominio o al titolo edilizio (per la demoricostruzione).
Un provvedimento che, soprattutto i professionisti, ricorderanno per la predisposizione e il protocollo di CILAS senza soluzione di continuità.
Il Governo Meloni, nonostante le promesse elettorali, mostra inoltre la sua “insofferenza” verso le opzioni alternative che si palesa soprattutto con:
- il Decreto-Legge 16 febbraio 2023, n. 11 (Decreto Cessioni), convertito con modificazioni dalla Legge 11 aprile 2023, n. 38;
- il Decreto Legge 29 dicembre 2023, n. 212 (Decreto Superbonus), convertito senza modificazioni dalla Legge 22 febbraio 2024, n.17;
- il Decreto Legge 29 marzo 2024, n. 39 (Decreto tagli cessioni), convertito con modificazioni dalla Legge 23 maggio 2024, n. 67.
Provvedimenti che mettono la parola fine allo sconto in fattura e alla cessione del credito, senza però trovare soluzioni convincenti per chi era rimasto impantanato con cantieri bloccati o crediti che diventeranno carta straccia per assenza di capienza fiscale.
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