Il lungo addio del Superbonus
Il lento e inesorabile arresto del superbonus tra una normativa schizofrenica e le problematiche connesse
La fine del superbonus
Arrivati a fine settembre 2024, per il superbonus restano 3 mesi con aliquota al 70% e il 2025 con aliquota al 65%. In realtà, ciò che si prospetta è un lungo addio di 15 mesi in cui questa detrazione è ormai arrivata al capolinea come dimostrano i dati pubblicati mensilmente da Enea.
Il superbonus ha, ormai, perso ogni appeal oltre che fiducia da parte di tutto il comparto, diventando la misura fiscale attualmente più conveniente solo per chi ha contemporaneamente:
- il potere economico per avviare gli interventi;
- la capienza fiscale per utilizzare direttamente la detrazione direttamente in dichiarazione dei redditi.
Tutti gli altri, dal 1° gennaio 2025, si ritroveranno unicamente con il bonus ristrutturazioni sceso dal 50% al 36%.
In attesa di conferme dalla prima bozza di Legge di Bilancio 2025 (che tarda ad essere approvata dal Governo), la sensazione è che si prospetta un ritorno al passato per il settore dell’edilizia, sempre più ai margini di qualsiasi progetto (e non si parli di rilancio grazie al PNRR!).
La Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e il suo fidato Ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, non perdono occasione per sostenere l’idea di un Paese che dovrà fare a meno di qualsiasi forma di agevolazione fiscale in edilizia che non sia quella strutturale di cui all’art. 16-bis del d.P.R. n. 917/1986 (TUIR), ovvero, come detto, il bonus ristrutturazioni edilizie al 36% con 48.000 euro di limite di spesa.
Davvero troppo poco!
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