Nuovi bonus edilizi 2025, come massimizzare il risparmio fiscale?
La pianificazione dei lavori nell’anno in corso deve seguire una nuova metodologia, considerate le aliquote diversificate in base al soggetto che sostiene le spese e il nuovo tetto alle detrazioni
“Siamo due coniugi e viviamo stabilmente in una villetta che vorremmo ristrutturare nel 2025. L'immobile è di mia proprietà, mentre mia moglie non possiede alcun diritto reale sullo stesso, risultando però mia convivente. Avremmo pensato di sostenere le spese per l’esecuzione dei lavori al 50% cadauno, ma non ci è chiaro se potremo accedere e in che misura ai bonus edilizi, così come rimodulati dalla Legge Finanziaria 2025, considerato anche che io ho un reddito annuo di circa 90.000 euro, mia moglie di circa 70.000 e non abbiamo figli”.
L’Esperto risponde
In questi anni di “boom” dell’edilizia agevolata, si è avuto spesso modo di sottolineare quanto sia importante mettere al centro di ogni pratica la progettualità, non solo di tipo tecnico, ma anche fiscale. Tanto le imprese quanto i privati interessati a effettuare lavori, infatti, hanno avuto (e avranno ancora) bisogno di individuare quali agevolazioni possono essere messe in campo e quali siano le più vantaggiose, naturalmente restando nel perimetro della legalità. Un processo che, però, non può che doversi aggiornare insieme alla normativa vigente.
Come correttamente individuato dal gentile lettore, l’ultima Legge di Bilancio (L. 207/2024) ha cambiato il volto delle detrazioni edilizie per chi inizia i lavori nel 2025: il Superbonus è ormai fuori questione, essendo riservato alle pratiche già avviate al 15 ottobre 2024, mentre Ecobonus, Bonus Casa e Sismabonus risultano tagliati in misura fissa al 36%.
Il nuovo impianto normativo, però, è più sfaccettato di come appare, e le valutazioni per comprendere e massimizzare il quantum delle detrazioni potenzialmente spettanti, diventano ancor più specifiche di prima. In particolare, per quanto i bonus citati siano oggetto di una maggiorazione al 50% se i lavori interessano un immobile che sia l’abitazione principale del beneficiario, non è detto che ciò sia sufficiente a “garantire” l’accesso a tale aliquota più alta per entrambi i familiari conviventi che dividono le spese, né tantomeno che “attivare” detto potenziamento sia la strada più vantaggiosa.
La complessità della nozione di abitazione principale, unita a un dettaglio da non sottovalutare nella formulazione della norma che dispone la maggiorazione, nonché alla c.d. “tagliola delle detrazioni”, rendono infatti un caso come quello del lettore meno intuitivo di quello che sembra.
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