Il payback per i dispositivi medici supera il vaglio della consulta
La normativa, il contenzioso, le pronunce della Corte Costituzionale e le prospettive future sul payback per i dispositivi medici
Quali sono le prospettive future?
Se le conclusioni della Corte Costituzionale hanno sollevato forti perplessità, un segnale positivo si ritrova nella sentenza n. 139/2024, laddove, citando il rapporto della Corte dei conti sul coordinamento della finanza pubblica per l’anno 2023, presagisce:
- una ridefinizione di più ampia portata della disciplina, già ventilata dallo stesso legislatore all’art. 3-bis, comma 1, del decreto-legge 10 maggio 2023, n. 51, ove si fa rifermento ad una futura nuova disciplina per la gestione della spesa relativa ai dispositivi medici,
- un nuovo stanziamento di risorse per ripianare lo sforamento dei tetti di spesa, secondo le modalità già individuate con l’istituzione del fondo di cui al decreto-legge n. 34 del 2023.
Si attende quindi, per il futuro, un intervento del legislatore!
Ad ogni modo, nonostante la pronuncia di legittimità costituzionale del “payback”, si deve precisare che non risultano ancora definiti i numerosi contenziosi promossi dalle aziende per l’impugnazione dei provvedimenti attuativi di tale meccanismo.
Nulla esclude che - come auspicano migliaia di aziende di questo comparto - il Tar o il Consiglio di Stato valutino illegittimi detti provvedimenti per altri vizi specifici sollevati dalle imprese ricorrenti, o che venga rinviata alla Corte di Giustizia UE la questione della loro compatibilità con le note direttive europee in materia di affidamenti pubblici.
Del resto, paiono fin troppo penalizzate le aziende che forniscono il sistema sanitario di dispositivi medici, considerata anche l’imposizione fiscale introdotta dall’art. 28 del D.lgs. 137/2022, che prevede il versamento di una quota pari allo 0,75% del fatturato.
Concludendo, non si può che constatare che le battaglie legali per le aziende fornitrici della sanità pubblica non sono finite!
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