Pianificazione urbanistica e procedimento espropriativo: evoluzione, criticità e prospettive future
La relazione del Presidente di sezione del Consiglio di Stato sul rapporto tra pianificazione urbanistica e procedimento espropriativo
di
Redazione tecnica -
20/12/2024
Il fallimento del modello tradizionale
Nonostante l’impegno normativo, il modello introdotto nel 1942 si rivelò inadeguato per molteplici motivi, tra i quali si ricordano:
- la carenza di risorse economiche: i Comuni non disponevano dei fondi necessari per realizzare le opere pubbliche previste dai PRG. Sebbene la legge richiedesse previsioni di spesa, queste furono spesso disattese o sottostimate;
- la complessità normativa: l’intreccio tra pianificazione urbanistica, procedure espropriative e normativa sugli appalti pubblici rese difficoltosa la gestione amministrativa. La mancanza di coordinamento tra livelli di governo (Stato, Regioni, Comuni) complicò ulteriormente la situazione.
- le disuguaglianze tra proprietari: il sistema creò forti disparità: alcuni terreni venivano espropriati a indennizzi inferiori al valore di mercato, mentre altri beneficiavano di aumenti di valore derivanti dalla pianificazione.
- la mancata attuazione delle opere: l’eccessivo ricorso alla lottizzazione convenzionata, finalizzata a coinvolgere i privati nella realizzazione delle opere di urbanizzazione, si rivelò inefficace. In molti casi, le infrastrutture necessarie non furono mai completate.
© Riproduzione riservata
Documenti Allegati
RelazioneIL NOTIZIOMETRO