Sopraelevazione in condominio: la Cassazione su aspetto e decoro architettonico
Gli ermellini chiariscono le differenze tra aspetto e decoro architettonico, ribadendo l'importanza dell'armonia estetica degli edifici e i criteri per opporsi a interventi lesivi
Lesioni aspetto architettonico: criteri di valutazione
Mentre la lesione del decoro architettonico è ravvisabile in presenza di qualunque offesa all'estetica suscettibile di turbare l'armonia, la purezza o la bellezza delle linee architettoniche, la lesione dell’aspetto architettonico è integrata da una semplice stonatura rispetto allo stile architettonico dell'edificio.
Il giudizio relativo all'impatto della sopraelevazione sull'aspetto architettonico dell'edificio va condotto esclusivamente in base alle caratteristiche stilistiche visivamente percepibili dell'immobile condominiale e verificando anche l'esistenza di un danno economico valutabile. Il pregiudizio estetico, per poter assurgere ad impedimento del diritto di sopraelevazione, deve incidere sulla valutazione del bene, determinandone una diminuzione.
La verifica sulla lesione dell’aspetto architettonico, secondo l'interpretazione della Suprema Corte, deve avvenire mediante un'indagine di fatto, demandata al giudice del merito, il cui apprezzamento sfugge al sindacato di legittimità qualora tale verifica venga congruamente motivata.
Perché rilevi la tutela dell'aspetto architettonico di un fabbricato, non occorre che l'edificio abbia un particolare pregio artistico, ma soltanto che questo sia dotato di una propria fisionomia, per cui basta la sopraelevazione realizzata induca in chi guardi una chiara sensazione di disarmonia; deve, pertanto, considerarsi illecita ogni alterazione di questo tipo, anche se la fisionomia dello stabile risulti già in parte lesa da altre preesistenti modifiche, salvo che lo stesso, per le modalità costruttive o le modificazioni apportate, si presenti in uno stato di tale degrado complessivo da rendere ininfluente allo sguardo ogni ulteriore intervento.
Si tratta di principi a cui, nel caso in esame, non si è conformata la Corte d’appello, che non ha considerato come la sopraelevazione abbia avuto un impatto sull’edificio, espressione di un ben preciso stile. L’errore di fondo del ragionamento della Corte d’appello ha, quindi, investito l’ulteriore aspetto della visibilità della sopraelevazione, essendo stato escluso il pregiudizio all’aspetto architettonico perché il manufatto non era visibile.
L’aspetto architettonico non va infatti considerato solo con riferimento alla facciata principale del fabbricato; nella sagoma esterna e visibile dell’edificio rientrano, senza differenza, sia la parte anteriore, frontale e principale, che gli altri lati dello stabile.
L’intervento edificatorio in sopraelevazione deve quindi rispettare lo stile del fabbricato nel suo complesso e la lesione dell’aspetto architettonico va ravvisata ove sussista una rilevante disarmonia in rapporto al preesistente complesso, tale da pregiudicarne la originaria fisionomia ed alterare le linee impresse dal progettista, in modo percepibile da qualunque osservatore ed in relazione a qualsiasi angolo visuale.
Poiché i consulenti avevano accertato che l'intervento edificatorio in sopraelevazione non rispettava lo stile del fabbricato, arrecava una rilevante disarmonia al complesso preesistente, pregiudicava l'originaria fisionomia ed alterava le linee impresse dal progettista, la Corte d’appello poteva disattenderne le risultanze solo motivando in ordine agli elementi di valutazione adottati e a quelli utilizzati per addivenire a diverse conclusioni.
Nel valutare l'impatto di un'opera modificativa sul decoro architettonico, spiegano i giudici di piazza Cavour, deve essere adottato un criterio di reciproco temperamento tra:
- i rilievi attribuiti all'unitarietà di linee e di stile originari;
- le menomazioni apportate da precedenti modifiche;
- l'alterazione prodotta dall'opera modificativa sottoposta a giudizio, senza che possa conferirsi rilevanza da sola decisiva, al fine di escludere un'attuale lesione del decoro architettonico, al degrado estetico prodotto da precedenti alterazioni.
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