Superbonus in 10 anni: se retroattivo si rischia l’incostituzionalità
In sede di conversione del Decreto Legge n. 39/2024, il Governo vuole prevedere l’obbligo di utilizzo del superbonus in 10 anni. Sarà una norma retroattiva?
In questi lunghi e pesanti 4 anni di Decreto Rilancio e, in particolare, di superbonus il comparto dell’edilizia si è ormai “quasi” abituato a tutto.
Superbonus e cessione del credito: il calvario dei correttivi
Dopo 36 provvedimenti che hanno inciso direttamente o indirettamente sul bonus edilizio o sul meccanismo delle opzioni alternative (sconto in fattura e cessione del credito), di cui 14 emanati dall’attuale Governo, stupisce che ancora non si sia riusciti a trovare la “quadra” su una misura che evidentemente non è mai piaciuta all’attuale esecutivo (che solo dopo le elezioni di settembre 2022 ha manifestato il suo intendimento).
Benché sia chiaro che i “numeri” non siano solo merito/colpa dell’attuale Governo, da ottobre 2022 a marzo 2024 (18 mesi) gli investimenti ammessi al superbonus sono stati complessivamente oltre 66 miliardi di euro (su un totale di 117 miliardi). Da quando si è insediato il Governo Meloni, il superbonus ha viaggiato, dunque, ad una media di 3,6 miliardi di euro al mese di investimenti ammessi.
Numeri che non sono diminuiti nonostante:
- il Decreto Legge 18 novembre 2022, n. 176 (Decreto Aiuti-quater), convertito con modificazioni dalla Legge 13 gennaio 2023, n. 6, e la Legge 29 dicembre 2022, n. 197 (Legge di Bilancio 2023), che hanno diminuito al 90% l’aliquota superbonus sulle spese sostenute nel 2023 (con parecchie eccezioni);
- il Decreto-Legge 16 febbraio 2023, n. 11 (Decreto Cessioni), convertito con modificazioni dalla Legge 11 aprile 2023, n. 38, che ha eliminato il meccanismo delle opzioni alternative (anche in questo caso con parecchie eccezioni).
Sono state le eccezioni e il trend degli interventi in continua ascesa, unitamente alla contabilizzazione di questo bonus come “credito pagabile” (e quindi da imputare nell’anno di sostenimento della spesa) ad indurre l’esecutivo a emanare il Decreto Legge 29 marzo 2024, n. 39 che ha definitivamente bloccato il meccanismo delle opzioni alternative, limitandolo ai lavori in corso d’opera e alle zone terremotate (con il vincolo sul totale).
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