Superbonus 110% e D.L. n. 212/2023: serve completare i lavori!
In audizione in Commissione Finanze, il Cresme evidenzia le criticità connesse alle attuali misure previste all’interno del Decreto Legge n. 212/2023 (Decreto Superbonus)
Serve completare i lavori
Secondo Cresme, sarebbe servita una misura per agevolare il fine lavori e non una conclusione a metà dell’opera. Per farlo, propone il centro di ricerche, sarebbe stato opportuno prevedere un sistema di integrazione tra il superbonus e le altre misure fiscali disponibili.
Per questo motivo, rileva il Cresme “Diventa fondamentale capire quali agevolazioni alternative potranno essere applicate all’ultima fase del cantiere, e con quali regole. In altri termini, per comprendere la possibilità di trasferire ad altre agevolazioni l’ultimazione del cantiere, occorrerebbe una certa chiarezza in una serie di elementi” quali ad esempio “come determinare la spesa residua, quali requisiti rispettare, cosa accade alla pratica edilizia aperta (Cila-superbonus)”.
Entrando nel dettaglio, dati Enea alla mano, Cresme stima che al 31 dicembre 2023 sono 9,7 miliardi di euro gli importi dei lavori non ancora realizzati per il solo superecobonus, a cui occorre aggiungere quasi 3 miliardi del supersismabonus (stimati sulla base degli sconti in fattura e cessioni di credito presentati dal MEF al question time in commissione Finanze n. 5-01625), arrivando ad un importo complessivo di investimenti, ammessi alla detrazione ma non ancora ultimati al 31 dicembre 2023, pari a 12,7 miliardi di euro.
Il contributo per i redditi bassi
Relativamente al contributo previsto all’art. 1, comma 2 del provvedimento, il Cresme sottolinea l’elemento di indeterminatezza in quanto la disposizione rimanda a modalità e criteri da definirsi con successivo decreto, creando aspettative che potrebbero essere disattese con il provvedimento attuativo.
Relativamente al limite di 15.000 euro, anche il Cresme (come già altri operatori) sottolinea come il calcolo del reddito introdotto dal Decreto Aiuti quater (D.L. n. 176/2022) generi complessità che, ad un primissimo esame, sembra penalizzino alcune tipologie di famiglie rispetto ad altre (ad esempio il contribuente pensionato, o la coppia senza figli).
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