Superbonus e Bonus barriere architettoniche: quando lo Stato diventa un nemico
Con la conferma del Decreto Superbonus, si spengono le speranze del comparto edile per una soluzione agli annosi problemi derivanti dal blocco della cessione del credito
Decreto Rilancio: la seconda fase
Prima del Decreto Antifrode e subito dopo i primi 6 correttivi che hanno provato a colmare alcune inesattezze e imprecisioni, è arrivato uno dei provvedimenti principali da cui probabilmente deriva l’eccessiva spesa in superbonus: il Decreto-Legge 31 maggio 2021, n. 77 (Decreto Semplificazioni-bis) convertito con modificazioni dalla Legge 29 luglio 2021, n. 108.
Stiamo parlando di un provvedimento predisposto dal Governo Draghi, a seguito del quale (dati Enea alla mano) si è assistito alla vera esplosione degli interventi di superbonus. La CILAS e la deroga all’art. 49 del Testo Unico Edilizia hanno dato il via a tanti interventi che, senza queste misure, non avrebbero mai potuto essere realizzati perché privi dello stato legittimo. Ma anche qui si è generato un grosso misunderstanding (su cui ho già scritto) che nei prossimi anni sarà fonte di cause che impegneranno i tribunali (come già sta succedendo).
Decreto Rilancio: la terza fase
Non entriamo nel merito dei tanti correttivi arrivati e che hanno via via modificato l’orizzonte temporale per l’utilizzo del superbonus (che nella sua formulazione originaria doveva terminare il 31 dicembre 2021). Ma anche in questo caso si potrebbe dire che tutte le forze politiche (anche quelle che oggi siedono sui banchi del Governo) hanno sempre votato a favore di un allungamento dei termini senza aver minimamente cura delle risorse necessarie.
Ciò che colpisce maggiormente della terza fase del superbonus (avviata dal Governo Draghi e su cui il Governo Meloni sta continuando l’inerzia) è la totale assenza di prospettiva. Dal Decreto-Legge 27 gennaio 2022, n. 4 (Decreto Sostegni-ter), convertito con modificazioni dalla Legge 28 marzo 2022, n. 25, con lo scopo di bloccare il superbonus si è pensato di intervenire sul meccanismo di cessione (il vero motore dell’edilizia).
Sostanzialmente, strada facendo, si è:
- smantellato il primo meccanismo di cessione (i cui motivi sono tutt’ora oscuri);
- instillato il dubbio delle frodi;
- disincentivato le banche al loro ruolo fino a quel momento giocato nel binomio superbonus-cessione del credito.
Una modalità che non ha disincentivato affatto gli interventi di superbonus (che nel 2023 hanno cubato 40 miliardi di euro di investimenti, contro i 46 dell’anno precedente), ma hanno lasciato contribuenti, imprese e professionisti fermi al palo, in attesa che qualcuno acquistasse i crediti maturati che, lo ricordiamo, in assenza di capienza fiscale sono solo carta straccia (a prescindere dallo loro classificazione, concetto su cui tornerò a breve).
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