Superbonus: la fine inesorabile nei numeri ENEA
Dopo un dicembre di fuochi d’artificio gli ultimi 2 report Enea confermano la fine del superbonus
Considerazioni conclusive: serve una visione nuova
Il Superbonus ha ormai esaurito il suo ciclo, e i dati ENEA lo certificano con chiarezza: siamo entrati nella fase terminale di una misura che, nel bene e nel male, ha segnato profondamente il comparto edilizio degli ultimi anni. Tuttavia, ciò che emerge con ancora maggiore forza è la totale assenza di una strategia industriale di lungo periodo sull’efficienza energetica del patrimonio immobiliare nazionale.
L’Italia ha scelto di dismettere un incentivo straordinario senza predisporre alcun meccanismo alternativo capace di raccoglierne l’eredità, né sotto il profilo ambientale, né sotto quello della sicurezza degli edifici, né tantomeno su quello dell’occupazione nel settore delle costruzioni. Le strette normative introdotte nel 2024, e ulteriormente irrigidite in legge di bilancio, sembrano voler mettere una pietra tombale su qualsiasi esperienza futura, senza una valutazione d’impatto sistemica, priva di una visione integrata tra obiettivi ambientali, fiscali e sociali.
Dalla lettura dei report ENEA emerge un messaggio chiaro: non c’è più futuro per il Superbonus, ma serve – con urgenza – un futuro per l’edilizia sostenibile. Un futuro che riconosca che ambiente, sicurezza strutturale ed efficienza energetica non sono un costo, ma un investimento strategico, con ricadute positive su intere filiere produttive, sulla salute pubblica e sulla qualità urbana.
L’auspicio è che si possa tornare a ragionare in termini di programmazione pluriennale, regole stabili e strumenti accessibili, anziché rincorrere continue emergenze fiscali e norme punitive. Perché il vero errore non è stato il Superbonus in sé, ma l’incapacità di trasformarlo in politica strutturale.
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