Superbonus e lavori mai eseguiti: possibile rivalersi sull’impresa?

Una recente sentenza ha negato strumenti di tutela al committente anche se l’appaltatore ha “incassato” (senza compensarli) crediti d’imposta non spettanti, poiché in tal caso il danno è solo “ipotetico e futuro”

di Cristian Angeli - 03/01/2025

I fatti di causa

A sollevare la causa è stato il proprietario di una villetta che ha stipulato un contratto d’appalto con un’impresa edile per la sua ristrutturazione “a costo zero”, in quanto agevolabile con il Superbonus al 110%. Infatti, il contratto prevedeva il ricorso allo sconto in fattura, e con lo stesso l’appaltatore si impegnava a terminare i lavori entro i tempi previsti dalla normativa per accedere al Superbonus.

Tuttavia, l’appaltatore non dava neanche inizio ai lavori, e il committente ha dunque chiesto al Tribunale innanzitutto la risoluzione del contratto per inadempimento.

Tra i danni subiti, però, il proprietario ha lamentato anche quello relativo alla possibilità che l’Agenzia delle Entrate emani nei suoi confronti un atto di recupero fiscale. Infatti, accedendo al proprio cassetto fiscale, il ricorrente ha scoperto che nonostante i lavori non fossero mai avvenuti, venendo meno quindi la base per la maturazione del Superbonus, l’appaltatore aveva comunque provveduto a “riscuotere” il credito d’imposta, inviando all’AdE la comunicazione di avvenuta cessione del credito tramite un intermediario al quale il committente non aveva mai conferito alcuna delega.

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